Villa d’Este, Tivoli

Villa d’Este venne realizzata a Tivoli, in centro Italia, da Pirro Logorio (1500-83) su incarico del cardinale ferrarese Ippolito II d’Este (1509-72) che, divenuto governatore nel 1550 della città laziale, desiderava una residenza adeguata al suo nuovo status. Il complesso, composto dal palazzo e dal giardino forma un quadrilatero irregolare e copre un’area di circa 4,5 ettari.

La Villa d’Este a Tivoli, è uno degli esempi più notevoli e raffinati della cultura rinascimentale. In virtù del suo progetto innovativo e della creatività delle componenti architettoniche (fontane, bacini ornamentali, ecc.) è un vero parco delle acque e un esempio unico di giardino all’italiana del Cinquecento.

Villa d’Este, uno dei primi giardini delle meraviglie, servì da modello ed ebbe un’influenza decisiva nello sviluppo dei giardini in Europa.

La pianta della villa è irregolare poiché l’architetto fu costretto a utilizzare alcune parti del preesistente edificio monastico. Dal lato che affaccia sul giardino l’architettura del palazzo è molto semplice: un lungo corpo centrale a tre piani sottolineati da marcapiani, file di finestre e avancorpi laterali che sporgono leggermente.

Questa facciata uniforme è interrotta nel mezzo da un elegante loggia su due livelli e rampe di scale. A partire dal 1560 grandi sforzi furono compiuti per fornire l’acqua necessaria alle numerose fontane che dovevano abbellire il giardino. Una volta assicurato l’approvvigionamento idrico e reso possibile il suo flusso secondo la naturale gravità creata dai diversi livelli del giardino, i lavori ebbero inizio per realizzare le fontane, i bacini ornamentali, le grotte e per disegnare il paesaggio.

Il giardino di Villa d’Este si estende lungo pendii scoscesi che scendono dal palazzo fino a una terrazza pianeggiante alla maniera di un anfiteatro. La loggia del palazzo segna l’asse centrale e longitudinale del giardino. I cinque assi trasversali principali del giardino, ciascuno terminante in una fontana, determinano l’assialità centrale rispetto al punto di vista fisso costituito dalla villa. Questa sistemazione degli assi e dei moduli fu adottata per nascondere la forma irregolare del giardino, per modificare attraverso un illusione ottica la relazione tra le dimensioni trasversale e longitudinale e per dare al palazzo una posizione centrale, sebbene esso sia fuori allineamento rispetto al complesso architettonico.

L’effetto più sorprendente è prodotto dalla grande cascata che scorre fuori da un cratere posizionato nel mezzo dell’esedra. Getti d’acqua venivano attivati ogni volta che ignari passanti transitavano sotto i portici. La Fontana del Bicchierone costruita su progetto di Bernini (1660-61), fu aggiunta alla decorazione dell’asse longitudinale centrale nel XVII secolo. Questa fontana ha la forma di un calice dentellato dal quale sorge un alto getto d’acqua che cade in una conchiglia.

Il giardino con le sue fontane,costituisce un capolavoro di ingegneria idraulica, sia per quanto riguarda la concezione generale dell’impianto sia per la complessità del sistema di distribuzione e per la realizzazione dei molteplici giochi d’acqua, con l’introduzione dei primi automi idraulici mai realizzati.

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